Una delle modalità espressive di cui si avvale l’Historiale è l’utilizzo di scenografie, cioè l’introduzione di elementi in cui la materia è intesa quale chiave di interpretazione simbolica. Nell’Historiale l’elemento materiale evoca un universo immateriale fatto di valori, ideali, stati d’animo, messaggi, che coinvolgono la coscienza, l’interiorità.
In questa prospettiva, lo scenografo Gerardo Viggiano, su idea-progetto dell’architetto scenografo Emmanuel Bourgeois, ha trattato ogni oggetto, ogni frammento della realtà, affinché diventasse il contenitore di sensazioni e sentimenti.
Le realizzazioni scenografiche di maggior impatto e forza evocativa sono sicuramente il grande ulivo sradicato, la colonna della valigia e la parete di soldati bianchi.
Il grande ulivo bruciato e incatenato alle pareti, nella sala in cui si rievoca la distruzione dell’Abbazia, rappresenta la fine delle illusioni, lo sradicamento della popolazione civile dal proprio territorio, dalla propria storia e identità, mentre la colonna della valigia nella sala dedicata all’emigrazione post bellica, è una scultura creata dalla “compressione e stratificazione” di oggetti personali, di vita quotidiana, intorno ad una valigia dell’epoca quasi sospesa in questo universo di ricordi che rinvia concettualmente alla compressione/oppressione della vita umana, alla distruzione dell’identità di un popolo. E’ qui che la materia diventa scrigno di memoria e permette di toccare con mano il passato, di conservarlo e consegnarlo al ricordo, al di là del
tempo e dello spazio.
La parete di soldati bianchi, collocata nella sala delle forze in campo, la prima dell’area dedicata al contesto geostrategico, rappresenta invece centinaia di sagome di soldatini, tutti bianchi, tutti uguali, sui quali scorrono le bandiere e gli inni delle 13 nazionalità che hanno combattuto a Cassino. A significare che, al di là delle diverse parti, tutti i combattenti sono stati accomunati dalla drammatica esperienza della guerra.
Ha contribuito all’allestimento della sala delle rovine anche l’Istituto d’arte di Cassino, in particolare l’ex allievo Angelo Rasile, che ha realizzato due interpretazioni artistiche a parete a partire da alcuni versi tratti da “La rocca” di Eliot e dalla poesia “San Martino del Carso” di Ungaretti.